“Al canto del gallo si parte” si dissero fiorentini e senesi per stabilire i confini del Chianti, fonte di continue dispute tra le due città in guerra perenne, stabilendo così il momento in cui i due cavalieri rivali avrebbero lasciato le rispettive città alla conquista della terra di mezzo.
Non appena i due galli, che avrebbero dovuto cantare l’alba all’unisono, si fossero palesati con il rituale “chicchirichìì” mattutino, i due cavalieri si sarebbero lanciati al galoppo tentando di solcare più terra possibile.
Il confine chiantigiano tra le due superpotenze dell’epoca, non troppo diverso da quello attuale, sarebbe stato infatti stabilito come da accordi nel luogo in cui i due si fossero incontrati. Fin qui tutto chiaro, nessun inganno, che vinca il migliore.
D’altra parte nel medioevo la vita era scandita dai tempi della natura, universali ed incontrovertibili, cosa meglio quindi del canto del gallo per decretare la partenza? Peccato però che non tutto filò liscio, perché quei furbacchioni dei fiorentini escogitarono un metodo per guadagnare terreno, anticipando la partenza del loro fantino gigliato.
Grazie a questo inganno la Repubblica di Firenze si aggiudicò una fetta di territorio ben più ampia di quanto andò a quella di Siena
Come? In modo discutibile, si direbbe oggi, e senza porsi troppi problemi rispetto allo stato di salute del loro gallo nero. Sì, un gallo nero, mentre i senesi scelsero un gallo bianco, ma non è questo il punto. All’ombra di Palazzo Vecchio, in piazza della Signoria, il gallo nero fu tenuto per giorni e giorni chiuso in una piccola e buia stia pressoché digiuno, inducendo così nel povero volatile un forte stato di esasperazione.
All’alba del fatidico giorno della sfida epica, quindi, il gallo nero dei fiorentini si presentò decisamente stremato, in preda alla fame e senza più cognizione del giorno e delle notte. Fu allora che ebbe effetto il piano malefico escogitato dai fiorentini per fregare gli odiati senesi, perché il gallo nero in totale stato di confusione una volta liberato cantò ben prima del sorgere del sole, che invece l’omologo bianco in piazza del Campo attese religiosamente come per ogni nuovo giorno.
Il cavaliere fiorentino partì quindi con largo anticipo rispetto al collega con in pugno la Balzana, macinando parecchia più strada. I due si incontrarono a Fonterutoli, nei pressi di Castellina in Chianti, a soli dodici chilometri da Siena, ben lontano dalle rive dell’Arno. Grazie a questo inganno la Repubblica di Firenze si aggiudicò una fetta di territorio ben più ampia di quanto andò a quella di Siena, a cui va però il titolo di vincitrice morale della contesa. Ma si sa, tra l’onestà e la furbizia spesso vince la seconda.
Ecco svelato il mistero del gallo nero, che fu scelto prima come simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, per poi divenire l’inconfondibile marchio del Chianti Classico, finendo sulla tavola di milioni di amanti del vino in tutto il mondo. Nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, è possibile ammirarlo anche in un’opera del pittore Giorgio Vasari.