La domanda che in molti si fanno è: perché il Bruscello si chiama “Bruscello”? Abbiamo fatto una breve ricerca, e le versioni che circolano sembrano essere due.
Per il vocabolario online Treccani la definizione, con relativa etimologia, è la seguente:
bruscèllo: s. m. [prob. da arbuscello; per il sign., cfr. maio], tosc. – 1. Ramo fronzuto; in partic., il ramo di faggio o di cipresso, ornato di nastri, campanelli, fiori finti, frutti, ecc., portato processionalmente nello spettacolo che da esso prende il nome. 2. Rappresentazione popolare del contado toscano, originaria del Senese: i bruscellanti iniziano lo spettacolo con una processione, e uno di essi porta il bruscello, che al termine della processione è piantato nell’apposito palco, all’aperto; il testo cantato, in ottave incatenate, tratta argomenti leggendari o storici, o ha carattere di commedia familiare, per es. con un matrimonio contrastato a lieto fine.
Ecco quindi una prima spiegazione sull’origine del nome: “bruscello” indicherebbe il ramo di faggio o cipresso ornato che viene piantato nel palco alla fine della processione (la compagnia si spostava di podere in podere) e attorno al quale prende vita la rappresentazione teatrale.
Ma esiste anche un’altra versione, per la quale la parola “bruscello” deriverebbe non da “arbuscello” (arbusto, ramo frondoso), ma da “bruzzello”, cioè una specie di lanterna in cui era bruciata legna resinosa e la cui luce doveva disorientare gli uccelli stanati dai loro pagliai, loro rifugi notturni. Sembra infatti che fra i contadini fosse diffusa la caccia col bruscello. Secondo questa versione, la rappresentazione teatrale rappresentava originariamente cacciatori che magnificavano con grandi bugie i loro successi venatori.
Con la fine della mezzadria e l’inurbamento, il bruscello è andato scomparendo, sopravvivendo però nelle rappresentazioni di compagnie teatrali come quella attiva oggi a Castelnuovo Berardenga. Il protagonista continua però ad essere il popolo: se anticamente i bruscellanti erano contadini che recitavano per diletto o con la speranza di ricevere un pasto come ricompensa per lo spettacolo, oggigiorno sono gli abitanti del paese a trasformarsi in attori per passione e per amore dell’arte, con ottimi risultati.