Da sempre il territorio del Chianti può vantare un filo diretto con il mondo della cultura, del cinema, della letteratura, poiché dopotutto quando si parla del suo prodotto più celebre, il vino, si tratta di arte.
Il Chianti infatti è citato in più di un film, a partire da 007. From Russia with love, dove il magnetico Sean Connery, seduto a tavola, minaccia con la sua pistola una spia che si è appena tradita. Spacciandosi infatti per gentiluomo inglese, aveva però ordinato il buon vino con del pesce; un po’ come il segno del numero tre con le dita per Tarantino, in una famosa scena de Inglorious bastards. Sacrilegio. Il Chianti si ritaglia una piccola scena anche ne Il silenzio degli innocenti, dove Hannibal Lecter ricorda un suo pasto alquanto singolare: «Uno che faceva un censimento una volta cercò di interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato, con un bel piatto di fave, ed un buon Chianti…».
Anche l’universo letterario ha però dovuto fare i conti con il vino più famoso al mondo. Sir Arthur Conan Doyle, ne Il segno dei quattro, fa offrire dal padrone di casa, Thaddeus Sholto, alla signorina Morstan, un bicchiere di Chianti. Un modo come un altro per favorire le indagini.
Ma il Chianti non passa per il mondo artistico solo dallo spiraglio delle citazioni. Alcune opere sono infatti state composte e pensate proprio tra queste colline e tra questi filari. Il Principe di Machiavelli fu scritto a Sant’Andrea in Percussina, una piccola frazione di San Casciano, dove il letterato viveva. Non possiamo dire con certezza se il luogo ispirò il capolavoro, ma certamente possiamo riconoscere quanto questo territorio fosse amato da numerosi artisti e pensatori. Galileo Galilei, o Michelangelo Buonarroti, solo per citarne alcuni, vissero per lungo tempo nel Chianti, sviluppando un amore sincero per il suo più celebre simbolo: il vino.