Il Chianti non è solamente estate o brezza primaverile; la sua bellezza si sprigiona in tutte le stagioni, anche quando il vento gelido si alza o la pioggia rabbuia il cielo.
In questi momenti dell’anno la bellezza si trova, come spesso accade, in un piatto caldo e corroborante, e cosa c’è di meglio di una zuppa calda? Il territorio chiantigiano offre la sua tradizione culinaria anche a servizio del freddo più intenso, regalandoci ricette che si perdono nel tempo.
Una di queste è senz’altro la quasi perduta ginestrata, così chiamata per via del suo colore giallo acceso, che ricorda il magnifico fiore che circonda i nostri boschi. Diffusa anche nelle vicine Valdarno e Val di Chiana, questa zuppa, o crema, affonda con grande probabilità le sue origini nel periodo rinascimentale, data anche la presenza di alcune spezie, come la cannella e la noce moscata. Possiamo trovare la ricetta ne Il grande libro della vera cucina toscana di Paolo Petroni, così descritta: “È una minestra ormai dimenticata, oggi non è più attuale l’accostamento del dolce con il salato, ma per il resto è un piatto consigliabile”.
Altrettanto corroborante è l’acqua cotta del Chianti, derivazione della più nota acqua cotta maremmana. Per un certo periodo caduta in disuso, oggi la si può ritrovare con più facilità sulle tavole toscane. Realizzata con ingredienti cosiddetti poveri, l’acqua cotta racchiude in sè tutti i sapori di queste terre, dai pomodori al pecorino, dalla pancetta all’olio, passando per l’immancabile pane raffermo e per una spruzzata di vino rosso. Chianti, ovviamente.
Ai raffinati gusti del Barone Bettino Ricasoli si deve invece la nota zuppa alla Ricasoli, così chiamata dal cuoco fiorentino Ferdinando Grandi. Fagioli, carne di maiale, cavolo cappuccio e salsiccia all’aglio del Chianti. Il tutto da accompagnare con un buon vino rosso. Umile forse, ma senz’altro sostanziosa.
Buon appetito.