Carne di maiale, semi di finocchio, aglio, sale e pepe: questi i semplici ingredienti che compongono la gustosissima finocchiona.
L’origine di questo particolare salume dimostra come le difficoltà possano trasformarsi in buone occasioni. Nel nostro caso l’idea nasce nel lontano Medioevo, quando il pepe rappresentava un costo decisamente elevato. Per sopperire a questa mancanza e per insaporire comunque l’insaccato, i contadini toscani cominciarono ad aggiungere all’impasto i semi di finocchio, come oggi abbondanti nei campi.
Inizialmente diffusa nei territori attorno a Firenze, la paternità della ricetta è infatti rivendicata sia da Campi Bisenzio che da Greve in Chianti, pare che questa fosse particolarmente apprezzata anche da Niccolò Machiavelli, come testimoniato da alcuni passaggi delle sue lettere.
Quando i nobili fiorentini si recavano nelle campagne per acquistare il vino, i contadini accompagnavano l’assaggio del prodotto ad un tagliere di finocchiona, il cui sapore poteva ingannare il palato. Da qui nasce l’antico detto “non lasciatevi infinocchiare”.
La finocchiona è riconosciuta come prodotto IGP dall’aprile del 2015, che ne attesta inequivocabilmente le caratteristiche di qualità e provenienza.